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A Perfect Circle recensione Eat the Elephant

Eat The Elephant – A Perfect Circle (2018)

Eat The Elephant è il quarto album in studio di una delle mie band preferite di sempre: il supergruppo statunitense A Perfect Circle, pubblicato il 20 aprile del 2018 dopo ben 14 anni di silenzio.

EAT THE ELEPHANT – A Perfect Circle

Perché gli A Perfect Circle non sono solo una band ma un supergruppo?

Con supergruppo si intende la formazione di una nuova band composta da musicisti già ben noti sulla scena musicale. Difatti gli A Perfect Circle vengono fondati dal chitarrista Billy Howerdel, famoso tecnico del suono di importanti band come Guns N’ Roses, The Smashing Pumpkins e Nine Inch Nails. Ma la scintilla scatta quando Billy incontra Maynard James Keenan, strepitoso frontman dei Tool. Tra loro c’è subito intesa e nel 1999 fondano gli A Perfect Circle. Dopo un anno esce Mer de Noms il primo disco della band e nella formazione insieme a loro, in questo primo album, possiamo trovare Paz Lenchantin, Troy Van Leeuwen e Josh Freese (attuale batterista dei Foo Fighters).

Successivamente la line up della band verrà sempre cambiata, lasciando fisso solo il duo di fondazione, accogliendo altri grandissimi musicisti come Jeordie White (aka Twiggy Ramirez, storico bassista dei Marilyn Manson) o James Iha (chitarra de The Smashing Pumpkins) su tutti.

The Doomed, il primo singolo

Il primo singolo di Eat The Elephant è The Doomed. E arriva il 16 ottobre 2017 mentre tutti sono in trepida attesa su novità del nuovo album dei Tool (Fear Inoculum), aspettato anch’esso da oltre una decade. E The Doomed arriva proprio come un fulmine a ciel sereno: le speranze di ascoltare qualcosa di nuovo degli A Perfect Circle si erano ormai talmente affievolite da rasentare la rassegnazione. SBAM! Un rabbioso pugno in faccia per svegliarti dal letargo di questi 14 anni, una marcia angosciatamente trionfale, una nuova dura critica allo scenario socio-politico moderno. Finalmente è tornato Maynard James Keenan, finalmente sono tornati gli A Perfect Circle.

eat the elephant a perfect circle

Eat The Elephant: l’album.

E così, qualche mese dopo l’uscita di The Doomed, che rimane la traccia maggiormente streammata su Spotify dell’intero album, e dopo l’uscita di Disillusioned, secondo singolo estratto dall’album, arrivano tutte le altre tracce. Ai tempi lessi qualche recensione della critica, solite noiose retoriche di chi non accetta cambiamenti, di chi non capisce che gli artisti evolvono. E poi son passati 14 anni dal terzo al quarto album, ma avete idea di quanti siano? “Eh ma dopo 14 anni potevi fare così, potevi fare cosà bla bla…”. Pesanti.

In questo album troviamo suoni molto particolari, mi verrebbe quasi da definirli speziati. Musicalmente un’atmosfera surrealista, introspettiva, distopica che però viene accompagnata da testi che racconto la realtà dello scenario sociale moderno. Un’antitesi continua che ti accompagna dall’inizio alla fine dell’album lasciandoti la giusta dose di angoscia a fare da fondo nel tuo stomaco.

Oltre la title track e i due singoli non posso non citare The Contrarian, So Long, and Thanks for All the Fish, By and Down the River che sono una più bella dell’altra. Eppure quando li vidi live al Castello Scaligero di Villafranca di Verona rimasi estasiato dalla potenza di Hourglass. Gli effetti usati sulla voce di Maynard James Keenan e sui cori mi fomentarono talmente tanto da farmela diventare la mia personale traccia preferita di Eat The Elephant.

Voce unica, tra le tante, in questo coro: 9

Gli A Perfect Circle sono gli A Perfect Circle. Ed Eat The Elephant ha tutti i requisiti per essere un album degli A Perfect Circle. Il mix delle sonorità non è mai scontato, le melodie malinconiche ed angoscianti forse le potrai trovare anche altrove, ma non le troverai da nessun’altra parte accompagnate da questa voce. Ed è quel binomio magico il marchio di fabbrica di questa band: la bravura di Billy Howerdel di ideare musica eterea sommata alla penna e alla voce maledetta di Maynard James Keenan ad anestetizzare i tuoi timpani. Senza tralasciare ovviamente la sapiente maestria di chi esegue le tracce strumentali. Un supergruppo, di nome, di fatto.

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