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Fear of a Blank Planet - Porcupine Tree

Fear of a Blank Planet – Porcupine Tree (2007)

Fear of a Blank Planet è uno degli album che mi ha avvicinato in modo irrimediabile al progressive rock. Ed oggi, a 16 anni di distanza, rimane uno di quegli album che ascolto sempre molto volentieri.

FEAR OF A BLANK PLANET – Porcupine Tree

Chi sono i Porcupine Tree?

I Porcupine Tree sono una band britannica progressive rock. Fondata nel 1987 da Steven Wilson, il carismatico frontman, la band ha attraversato diverse fasi musicali nel corso degli anni. La loro musica è caratterizzata da una ricca varietà di stili, che spaziano dal soft rock, ad un rock più aggressivo e all’elettronica.

La maestria musicale dei Porcupine Tree, unita ai testi riflessivi di Wilson, ha fatto modo di raccogliere seguaci e riconoscimenti critici in tutto il mondo. E Fear of a Blank Planet, uscito nel 2007, è sicuramente uno degli album più popolari della band. Si scioglieranno nel 2010 per ritrovarsi nel 2021. Ad oggi contano 11 album in studio e ben 17 live album pubblicati.

Breve storia del Progressive Rock

Negli anni ’60, in piena esplosione della musica rock, alcuni musicisti cominciarono a sperimentare con forme più complesse e strutturate di composizione. Questa ricerca di nuove frontiere musicali diede vita al progressive rock. Band come I Beatles, The Moody Blues e i Pink Floyd iniziarono a mescolare elementi rock con influenze classiche, jazz e psichedeliche.

Negli anni ’70, il genere esplose con band come gli Yes, i Genesis, King Crimson e Emerson, Lake & Palmer. Questi gruppi crearono opere musicali estese, caratterizzate da virtuosismi strumentali, cambi di tempo e struttura complessa. Album epici come Close to the Edge degli Yes e In the Court of the Crimson King dei King Crimson divennero pietre miliari del genere.

Il progressive rock raggiunse il suo apice di popolarità verso la metà degli anni ’70 ma anche ai giorni nostri ha degli esponenti di spicco che contano numerosissime community di fan. Mi viene da citare i Tool, una delle band che amo di più, e di cui ho parlato nell’articolo su Fear Inoculum.

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Anesthetize: lasciatevi spegnere le sinapsi

Il nono album in studio della band, a 20 anni esatti dalla fondazione della band ed è composto da 6 tracce. L’album apre con la title track, ritmata, diretta ma anche decisamente orecchiabile e fin dal primo ascolto facilmente apprezzabile un po’ da chiunque. Ti trasporta subito nell’atmosfera sonora e psicologica, drammaticamente angosciante, di quello che è un album che parla dei disturbi comportamentali dei ragazzi del 2000. Segue la malinconica My Ashes, una ballad triste e riflessiva che si sviluppa su ritmi decisamente più calmi e introspettivi.

Arriviamo poi a quello che è un inno del progressive rock: Anesthetize. Una traccia da 17:52 minuti. Un viaggio mistico che dal minutaggio può sembrare eterno ed incutere timore per i non addetti al progressive rock. Ed invece è un viaggio che il tempo lo riesce a fermare. Ti prende per mano dalle prime battute, poi evolve, cresce, si fa rude, matura, ti strattona, ti prende a schiaffi. E una volta che l’hai accettato ti spiazza e ti riporta nell’angoscia da dove eri partito.

Troviamo poi “in chiusura” Sentimental, Way out of Here e Sleep Togheter. Tutte tracce sulla falsa riga delle precedenti che sono anch’esse oro colato per chi ama Fear of a Blank Planet.

Angoscia di livello: 8.5

Che ci crediate o no, non ho mai ascoltato molto altro dei Porcupine Tree. Il progressive rock è sicuramente uno dei miei generi preferiti, ma quando ne ho voglia di ascoltarlo mi limito spesso ai soliti interpreti che prediligo. Eppure Fear of a Blank Planet è un album che mi piace tantissimo e corro volentieri ad ascoltarlo ogni volta che mi torna in mente.

Forse non tratta le tematiche che preferisco e di certo non è un album che ti mette di buon umore, ma contiene uno dei miei pezzi preferiti, che tra l’altro occupa direi buona parte del minutaggio totale dell’album, in generale del panorama progressive.

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