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Cinque Giorni al Memorial: La miniserie Apple TV+ post uragano Katrina che però ti fa venire sonno

Cinque Giorni al Memorial è una miniserie drammatica con Vera Farmiga e Cherry Jones basata sul libro di Sheri Fink, riadattamento del suo articolo investigativo sui fatti realmente accaduti nel 2005 al Memorial Medial Center di New Orleans nei giorni immediatamente successivi al passaggio del devastante Uragano Katrina. Il sospetto è che qualche medico abbia praticato l’eutanasia su alcuni pazienti in gravi condizioni patologiche che non potevano evacuare la struttura. La serie è disponibile su Apple TV+.

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Trama: 8.5

Una tragedia immensa come quella dell’uragano Katrina e dei medici che si ritrovano in un ospedale totalmente isolato, senza corrente e con difficoltà a comunicare. Ci sono stato a New Orleans in occasione di Wrestlemania 30 e credo che a fine agosto, senza aria condizionata, chiusi in una struttura sovraffollata sia un bel delirio. La trama è avvincente, anche perché ruota intorno al carattere dei personaggi in una situazione lontanissima dall’ordinario e piena di dubbi, perplessità, paure e scelte difficili.

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Ritmo: 4

Mi sono addormentato due volte. Perché nonostante la trama di Cinque Giorni al Memorial sia molto interessante e, soprattutto per le prime puntate, reputo corretto utilizzare un ritmo lento che enfatizzi l’agonia della situazione e l’estrema dilatazione del tempo in uno stato di allarme ed ansia, nelle puntate seguenti si va un po’ troppo per le lunghe. A tratti diventa pesantino e noioso, secondo me si poteva raccontare il tutto con almeno due puntate di meno e tenere l’attenzione media dello spettatore decisamente più alta.

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Stile: 5

Classico, per la maggior parte delle puntate. Niente di speciale. Le prime puntate almeno sono spesso intervallate da ricostruzioni con effetti speciali molto convincenti e clip amatoriali, o registrate da reporter, dei momenti dei fatti realmente accaduti. Ed è abbastanza vivace (come anche gli sbalzi audio: ci vorrebbe più attenzione in fase di montaggio, non siamo al cinema, me la sto guardando a casa, non mi devi far tremare i muri). Poi però, nelle puntate seguenti, ti culla, letteralmente, verso sonni profondi, senza regalare nessuna particolare sorpresa. Buono il recitato del cast con un’ottima Vera Farmiga: però non basta, non è sufficiente.

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Quando converrebbe fare un film ma la moda dice “miniserie!”: 6-

Io amo le serie tv. Però che senso ha fare 8 ore di show che finisce per annoiare chi lo guarda quando potresti farne un bel film? Hai la trama, più che valida, ma niente: ti intestardisci sul fatto che vuoi farci una miniserie da 8 puntate e ne esce un prodotto mediocre. Una trama, importantissima, ma gestita parecchio male. E non è certo la prima volta che mi capita di fare questo ragionamento quando finisco una miniserie (vedi, ad esempio, La Storia di Lisey).

Ne ho viste in passato da 6 episodi, ma anche, addirittura, da 4! E le ho apprezzate di più. Capitava che quando finivano dicevo “cavolo, è già finita”. Ma quando la tiri troppo lunga come in questo caso ti ritrovi a ringraziare il cielo che sia finita. E Cinque Giorni al Memorial si è conclusa mentre dormivo (cosa che ho rischiato molto anche con Manhunt). Sono andato a rivedermi il finale? No, me lo son fatto spiegare dalla mia compagna e per me è morta lì. Ed è un peccato, perché aveva un punto di forza che non è stato valorizzato a dovere.

Però, davvero, smettetela di fare serie tv per qualsiasi cosa se poi non ce la fate a farle rendere come meriterebbero. Fateci un film con certe storie importanti: più corto, più concentrato, più diretto.

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